Il workshop è la conseguenza di un rapporto già avviato durante quest’anno accademico tra l’artista del prossimo Padiglione Italia alla 59 Biennale d’Arte di Venezia, Gianmaria Tosatti e la cattedra di Storia dell’arte dell’Accademia reggina del Prof. Marcello Francolini, con un Seminario on-line, Studio nelle cinque dimensioni, tenuto durante l’ultima edizione della Settimana della Cultura.
Alla teoria è seguita la pratica, con il workshop Arte nelle Cinque Dimensioni, tenutosi lo scorso luglio in presenza, e articolato sulla pratica dell’opera ambientale, attraverso tre diverse fasi di lavoro che hanno portato gli allievi a ideare un progetto teorico d’intervento artistico nella città. Nella prima fase, l’artista attraverso case studio ha cercato di porre in evidenza le urgenze e le problematiche da tener presente nella fase preliminare e ideativa di questo particolare processo di costruzione artistica che è l’opera ambientale. Il secondo giorno si è aperto con la seconda fase di lavoro ovvero la scelta dei luoghi. In un primo tempo, gli allievi sono stati lasciati liberi di cercare e proporre un “luogo” della città da loro preposto per la “progettazione teorica”. In un secondo tempo si è tornati sui “luoghi” scelti con l’artista e ogni tappa è stata occasione di confronto e di approfondimento pratico sul caso specifico. Come sottolineato dal prof. Francolini: “Ciò ha generato diciassette tappe, che hanno così comportato altrettanti momenti di riflessione pratica legata alla specificità dei contesti: piazza, stazione ferroviaria, bene storico-artistico, appartamento privato. Ciò ha generato negli allievi una capacità di relazionarsi al contesto urbano come una tela, nel senso di poter, attraverso il potere dell’arte, trasmutare (anche solo momentaneamente) gli ambienti architettonici in qualcos’altro. In questo senso parliamo certo non di modificare l’architettura, ma l’atmosfera interna che solitamente possiede in termini d’immagine lo spazio abitato con tutto ciò che trattiene e che può essere liberato come immagine, quasi come pittura appunto, una pittura d’ambiente”. È venuta poi la terza fase, quella della progettazione dell’intervento artistico nel luogo prescelto. Gli allievi attraverso la raccolta di materiale video-fotografico, bibliografico, hanno raccolto i dati e sviluppato la proposta in termini di relazione progettuale. È evidente che l’intento di tale operazione sta nel suo aspetto artistico, ciò non toglie che essa riesce ad incidere sull’aspetto sociale, in quanto, non solo l’Accademia, ma la città stessa di Reggio Calabria può diventare terreno per un fertile e duraturo confronto tra artisti e giovani allievi che possono iniziare a pensare al loro futuro impegno di lavoro come possibilità di incidere nell’ambiente stesso del loro quotidiano. Un metodo di lavoro questo, che l’Accademia di Reggio Calabria intende sempre più incrementare nei prossimi anni.
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