Questo breve ciclo di incontri in Accademia, aperto alla cittadinanza, mira a coinvolgere il più vasto pubblico in un percorso di conoscenza e di comprensione dei meccanismi culturali che stanno alla base della genesi delle opere d’arte contemporanea, nei confronti della quale tuttora si assiste a difficoltà di decodificazione visiva e di interpretazione critica.
Cosa si intende dimostrare durante questi incontri? Tutta l’arte è contemporanea e le radici dei linguaggi più innovativi e trasgressivi riconducibili alle Avanguardie e Neoavanguardie del Novecento affondano indietro nel tempo, come dimostra un’attenta analisi della Storia dell’Arte. Ciò che cambia è la visione del mondo, mediata da Filosofi e Scienziati, che offrono sempre nuove lenti di lettura dell’Io e del Non Io. Il concetto della Bellezza, che fu elaborato nelle Accademie greche, è entrato nella formazione dei maggiori artisti, che oggi riteniamo i Maestri della Contemporaneità, i quali sono riusciti a tracciare nuove e soggettive visioni del mondo, solo dopo avere conosciuto i grandi interpreti della Bellezza antica. Perché antico (da ante-davanti) è ciò che si colloca davanti a noi e che, racchiudendo valori etici universali, si offre a nuove interpretazioni. All’aspirazione verso l’equilibrio, che ha generato forme d’arte apparentemente intellegibili ai più, si è gradualmente sostituita un’arte che sembra celebrare il Caos o meglio la Libertà, mediante nuovi canali conoscitivi, che sono riusciti a fare vacillare le certezze fin dalla nascita dell’Uomo Copernicano.
Programmi
Mercoledì 10 aprile, Aula Magna, 17:30-19:30
La storicità del linguaggio contemporaneo.
Gli antichi e noi
- Conversazione con Fabrizio Sudano, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria
- Introduce Giuseppina De Marco
- Interviene Domenico Michele Surace
Mercoledì 15 maggio, Aula Magna, 17:30-19:30
Conoscere e ri_conoscere.
Segni, sottosegni, messaggi
- Conversazione con Marcello Sestito, Professore di Composizione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura e Territorio dell’Università Mediterranea
- Introduce Giuseppina De Marco
- Intervengono Marcello Francolini e Gabriele Romeo
Abstract
Mercoledì 15 maggio alle ore 17.30 presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria si svolgerà il secondo incontro del ciclo “La percezione del Bello nel XXI secolo. Conversazioni oltre il reale” sul tema “Conoscere e ri_conoscere.Segni, sottosegni, messaggi” a cura di Giuseppina De Marco, Professoressa di Elementi di architettura e urbanistica, che converserà con Marcello Sestito, Professore di Composizione architettonica e urbana presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e Presidente del Comitato Scientifico ABARC. La De Marco introdurrà la tematica in oggetto, per condurre il pubblico all’interno dei processi creativi del secondo Novecento, caratterizzati dall’inquietudine, che ha guidato e modellato la produzione artistica dal 1945 in poi, scegliendo spesso due forme espressive per dialogare con le distruzioni e le macerie: mostrare le rovine e metterle in rovina. Due forme che, pur nella varietà dei linguaggi dell’arte contemporanea, scaturivano dall’esigenza di confrontarsi con il trauma e la memoria dell’immane deflagrazione della bomba atomica e della ferocia dell’Olocausto. Per Anselm Kiefer, nato in Germania nel 1945, la dissoluzione è un atto creativo; lo sforzo narrativo diventa inutile, tanto che le opere dei grandi protagonisti del panorama internazionale dal secondo dopoguerra non vogliono essere belle, ma trasmettere la sensazione del cambiamento, condizione essenziale dell’esistenza umana, come ricorda Lucio Fontana, che richiede il superamento della pittura e trasforma la tela come soggetto/oggetto della rappresentazione. Se il vasto pubblico di oggi riuscirà a penetrare la potenza della frase “Everybody is an Artist” di Joseph Beuys, che invitava ogni essere umano a coltivare la propria vena creativa per contribuire al miglioramento della società, mai più nessuno oserà affermare “questo lo so fare anche io”, perché, come ricorda Bruno Munari “vuol dire che lo sa rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima”. Di questi temi si converserà con Marcello Sestito, che collaborò con Pierre Restany, padre del Nouveau Realisme, che con i suoi artisti (tra cui il catanzarese Mimmo Rotella) sancì la morte della pittura da cavalletto e operò affinché la dimensione dell’operatività artistica si spostasse verso la dimensione urbana, nel tessuto sociale e negli spazi della città. All’incontro parteciperanno i Docenti dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria Marcello Francolini e Gabriele Romeo, il quale proporrà la sua intervista all’artista iraniano Reza Aramesh, da anni impegnato nella sua ricerca di Coscrizione creativa.
Mercoledì 12 giugno, Aula Magna, 17.30-19.30
Destrutturare la Bellezza.
Estetica del Caos – Estetica della Libertà
- Conversazione con Ettore Rocca, Søren Kierkegaard Research Centre, University of Copenhagen.
- Introduce Giuseppina De Marco
- Interviene Vincenzo Santarcangelo
Abstract
Mercoledì 12 giugno 2024 alle ore 17.30 presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria si svolgerà il terzo e ultimo incontro del ciclo “La percezione del bello nel XXI secolo. Conversazioni oltre il reale”, a cura di Giuseppina De Marco, che converserà sul tema “Destrutturare la Bellezza. Estetica del Caos, estetica della Libertà” con Ettore Rocca, Professore di Estetica Presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e ricercatore presso il Søren Kierkegaard Research Centre, University of Copenhagen. L’incontro verterà sul rapporto tra il pensiero filosofico di Jacques Derrida e l’origine dell’architettura decostruttivista, che nasce come reazione al movimento post-moderno e si basa sul rifiuto totale della purezza formale e della geometria euclidea. Coop Himmelblau, Peter Eisenman, Frank Gehry, Zaha M. Hadid, Rem Koolhaas, Daniel Libeskind e Bernard Tschumi disegnano edifici dove il “caos” fa da padrone, dove le strutture sembrano sempre instabili, tagliate, scomposte e disarticolate, dove gli spazi si compenetrano e i materiali si torcono e si piegano al loro massimo, dando appunto l’aspetto di qualcosa che possa crollare da un momento all’altro. “Una bellezza puramente formale, quale che sia, è vuota e futile” scriveva nel 1965 Theodor W. Adorno. Nella conversazione con Ettore Rocca, cui parteciperà Vincenzo Santarcangelo, professore di Estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, si affronterà il rapporto tra la filosofia della decostruzione di Derrida e il progetto decostruttivista degli architetti che nel 1988 presentarono nelle sale del MOMA di New York i loro progetti innovativi.